E’ un bellissimo paese medioevale, ricco di storia. Qui, al riparo delle sue possenti mura, sostavano commercianti di spezie e di stoffe in transito per la Toscana, c’erano locande piene di vita e di belle donne e la ricchezza dei suoi abitanti era inferiore solo a quella delle grandi città.
Arroccato su un cucuzzolo, inavvicinabile come il nido di un rapace, il castello di Monte Acuto ha rappresentato per buona parte del Medioevo il cuore dei traffici fra Bologna e Pistoia e per questo gli abitanti erano chiamati “zingari”, nel senso di girovaghi.
Monteacuto è piccolo e stretto, fatto di salite e discese, ma l’atmosfera che si respira è davvero unica, e la vista di cui si può godere è impareggiabile. In paese è impossibile entrare con l’auto, poiché le viuzze strette non ne permettono il passaggio.
Non mancate di visitare questo suggestivo e particolare borgo arroccato su un crinale e immerso nei boschi.
Da Monteacuto parte il percorso che raggiunge il santuario di Madonna del Faggio.
Nello splendido borgo medievale di Monteacuto si gode di una splendida visione sulla sottostante vallata e sulle case in bilico su di un crinale sospeso sul torrente Silla da una parte e sul torrente Baricello dall’altra.
Mentre percorriamo le stradine interne in ciottolato rimaste allo stile medioevale, la memoria va al passato. Aleggia ancora la presenza di Matilde di Canossa e del castello fortificato e inespugnabile.
Immancabile una sorso d’acqua pura alla fontana di Poli (colui che per primo portò l’acqua in paese), e a seguire una visita all’antico lavatoio “I Pozzi” (manufatto dell’800 in pietra serena ancora utilizzato dalla donne del paese).
Nella parte alta del paese, raggiungibile solo a piedi, è situata la chiesa di San Nicolò, databile attorno al XVII secolo.
Al suo interno una pala di Pietro Faccini, allievo dei Carracci, rappresentante “il Padre Eterno con i Santi Nicolò, Lorenzo, Giacomo e Rocco”, un bel crocifisso settecentesco in legno dello scultore Andrea Brustolon ed una pila dell’acqua santa pregevolmente lavorata ad opera di scalpellini locali.
Il borgo è circondato da castagneti con alberi secolari. Meta consigliata per gli amanti del Foliage autunnale.
CURIOSITÀ
I CIACCI (o NECCI)
Come in tutta l’Alta Valle del Reno dell’Appennino Bolognese al confine con la Toscana, qui si consumavano i ciacci, una sorta di crepes composta da farina di castagne, acqua e poco sale.
Oggi sono considerati un dolce, un arrotolato molto spesso riempito con ricotta, mentre le popolazioni rurali lo consumavano accompagnato da vivande salate.
La difficoltà maggiore era data dalla loro cottura, con l’impasto separato da foglie di castagno e inserito nei “testi”, strumenti appositi poi messi sul fuoco del camino.
I ciacci cotti nei testi assumevano una colorazione bruna, con le sottili nervature delle foglie di castagno, le quali conferivano un sapore leggermente amaro.
LE ESCURSIONI
Dal paese si dipartono diverse escursioni: per Madonna del Faggio (sent.109), Castelluccio di Porretta, Pianaccio, Segavecchia e il Corno alle Scale.
La più suggestiva, anche se molto lunga, è quella che segue la Dorsale di Monteacuto e l’alta valle del Silla.
Si percorre l’antica mulattiera sino al Passo della Donna Morta (questo primo tratto era la via di collegamento con la Toscana nel Medioevo), Porta Franca, Monte Gennaio, Passo del Cancellino, concludendo ad anello attraverso i Balzi della Malacarne.
Monteacuto delle Alpi – Lizzano in Belvedere (B0)
90 km da Bologna e 6 km da Lizzano in Belvedere.